La riforma dell’onere della prova in ambito tributario, introdotta con la legge 130/2022 e recepita nell’art. 7 del d.lgs. 546/1992, non ha portato la chiarezza attesa. Le Corti di merito si muovono su interpretazioni opposte: alcune la considerano una svolta che rafforza l’obbligo del Fisco di fornire prove circostanziate, altre la vedono come una conferma del sistema precedente, che lascia spazio a presunzioni utilizzabili dall’Amministrazione.
La Cassazione, invece, resta ferma sulla linea tradizionale: spetta al contribuente dimostrare i fatti che limitano o escludono il debito fiscale, inclusi i requisiti per godere di agevolazioni ed esenzioni. Ne deriva un contrasto giurisprudenziale che riguarda non solo la ripartizione degli oneri, ma anche il livello di rigore richiesto nella prova.
A tre anni dall’entrata in vigore, la riforma continua quindi a generare incertezza, con un panorama in cui il ruolo probatorio tra Fisco e contribuenti resta ancora conteso.
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