Perenzione Amministrativa: effetti assurdi e devastanti (www.eurofinconsulting.it - 2008)

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PERENZIONE AMMINISTRATIVA: effetti assurdi e devastanti

Soggetti interessati tutte le PMI che hanno ottenuto agevolazioni pubbliche non soggette al cofinanziamento comunitario. Infatti il comma 36 e seguenti, dell'articolo 3, della Legge n. 244 del 24-12-2007 (Finanziaria 2008), che ha ridefinito i termini e la relativa applicazione della cosiddetta «perenzione amministrativa», premesso che lo stesso comma 36 dell'articolo 3 della legge finanziaria 2008 ha determinato una riduzione, da sette a tre anni, del termine di conservazione in bilancio dei residui passivi in conto capitale. Tale disposizione è entrata in vigore il 28 dicembre 2007 e pertanto i suoi effetti si sono dispiegati su tutti i residui iscritti in bilancio al 31 dicembre 2007. La legge finanziaria 2008 ha modificato il tempo della cosiddetta perenzione amministrativa, riducendo da sette a tre anni il periodo di iscrizione nel bilancio delle Pubbliche amministrazioni dei residui delle spese in conto capitale relativi sia al pagamento di corrispettivi per appalti, forniture di beni e servizi, che di stanziamenti a favore delle imprese (legge 488/92, patti territoriali, programmazione negoziata etc). Questo istituto giuridico non deve essere confuso con la c.d. prescrizione estintiva, determinando solo e soltanto una sospensione del debito della P.A. e non anche l'estinzione. Tuttavia bisogna precisare che l'istituto della perenzione ha il preciso scopo di eliminare dalle voci di bilancio i fondi stanziati che non risultassero più necessari, o perchè riferibili a lavori ormai conclusi o non più eseguiti, ma non può di certo trovare applicazione quando sono in corso le opere e/o gli investimenti, come ebbe a sottolineare la Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 quando ha affermato che "il drastico taglio dei residui passivi è in buona parte apparente: l'eliminazione dal conto del bilancio di oltre 28 mila 400 milioni di residui passivi, legata al nuovo regime della perenzione, non esclude che – per far fronte alle richieste dei creditori - debba essere riscritta in bilancio una consistente quota delle relative somme, per ora trasferite nel conto del patrimonio". In concreto, dunque, a causa di questa modifica sono stati cancellati dal Bilancio dello Stato i fondi iscritti per le competenze del 2004 e dei precedenti anni (circa 27 miliardi di euro), a favore, tra l'altro, delle imprese beneficiarie degli incentivi della legge 488/92 divenendo "perento", ossia sospeso il loro credito all'erogazione delle agevolazioni stanziate. A fronte di questo taglio, è stato costituito esclusivamente un ridicolo fondo di 400 milioni di euro palesemente insufficiente a soddisfare i crediti delle migliaia di imprese ammesse all'agevolazione e dei creditori della P.A. in generale. Tutte le richieste di erogazione dei fondi avanzate dalle predette imprese sono pertanto rimaste di fatto inevase. Infatti, pur inoltrando alle Banche concessionarie i c.d. tiraggi al Ministero dello Sviluppo Economico, questi andavano a confluire su capitoli di spesa oramai esauriti. Ciò ha inevitabilmente determinato sin dall'inizio del 2008 la crisi di molte aziende, le quali, avendo iniziato l'investimento e confidando nella copertura finanziaria - alla quale lo Stato pur si era impegnato tramite appositi Decreti - non hanno potuto beneficiare degli stanziamenti, con l'ulteriore beffa di rimanere a tutt'oggi obbligate a rispettare le modalità ed i tempi per la sua realizzazione, con l'ipotesi concreta di vedersi revocata l'agevolazione o, peggio ancora, con il rischio concreto di fallimento, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni, che più di tutte hanno fatto ricorso all'incentivo della cosiddetta 488/92, già di solito sottocapitalizzate e soggette alla incessante pressione fiscale ed agli effetti perversi di Basilea 2, senza considerare poi gli ulteriori effetti della crisi economica a causa degli ultimi eventi e la stretta creditizia delle Banche. E' vero che molte aziende hanno beneficiato degli incentivi della 488 senza realizzare l'investimento programmato, commettendo delle vere e proprie truffe, ma in questi casi dovrà essere la magistratura a svolgere il suo compito, non possono e non devono certo essere penalizzati tanti imprenditori onesti. Dal gennaio 2008 ad oggi nulla di risolutivo è stato fatto. Il senatore del PDL Antonio Paravia il 31 luglio scorso ha presentato un'interpellanza al Ministro dell'Economia e delle Finanze Tremonti da cui è scaturito un impegno dell'attuale Governo ad adeguare il fondo per la riassegnazione dei residui passivi perenti per l'anno 2008, esaurito, al fine di poter soddisfare tutti i debiti da tempo scaduti e a prevedere, nell'ambito della manovra Finanziaria per il 2009, ulteriori interventi volti a sanare le ricadute negative delle note misure della legge finanziaria 2008, anche mediante l'iscrizione nell'indicato fondo di sufficienti disponibilità, nonché a semplificare l'iter procedurale finalizzato al pagamento a favore delle imprese di somme dovute, ancorché inserite nell'elenco dei residui passivi, ed a rivedere i termini della perenzione dei residui passivi elevandoli da tre a cinque anni. Ciò nonostante, però, nella legge finanziaria 2009 è previsto solo un fondo per 900 milioni di euro dal quale attingere per pagare parte degli oltre 6miliardi di crediti e niente altro. Pertanto, lascia alquanto sconcertati il comma 10 dell'art 3 del provvedimento concernente le Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, discusso nella seduta del 14 ottobre scorso presso la quattordicesima Commissione della Camera dei deputati, il quale prevede che le risorse recuperate a seguito di provvedimenti di revoca totale o parziale delle agevolazioni previste dalla legge numero 488/92 sono destinate, in via prioritaria, ad interventi individuati dal Ministro dello sviluppo economico in materia di internazionalizzazione delle imprese, con particolare riguardo all'operatività degli sportelli Italia e alle iniziative per il Made in Italy, incentivi per l'attivazione di nuovi contratti di sviluppo. Si fa un gran parlare di interventi urgenti, immediati e necessari per rilanciare l'economia c.d. reale, sia da parte della maggioranza che dell'opposizione, ed allora perché questi fondi non vengono utilizzati per pagare i debiti verso le imprese in attesa delle erogazioni per le agevolazioni iscritte nel bilancio al 31 dicembre 2004, oggetto della perenzione?! Perché disporre nuovi ed alternativi incentivi alle imprese, la cui attuazione non potrà aversi a breve, anziché pagare quelli già riconosciuti e destinati ad essere subito utilizzati, con un immediato effetto sull'economia reale? Ricordate la legge finanziaria 2005, successivamente modificata, che ha istituito un Fondo per i pagamenti dei debiti di fornitura, al quale dovevano essere riassegnate le dotazioni in conto residui e quelle relative a residui passivi perenti, previamente versate in entrata, relative a debiti scaduti ed esigibili alla data del 31 dicembre 2004, derivanti dalla fornitura di beni e servizi alle amministrazioni dello Stato, e che dovevano essere ceduti alla Cassa depositi e prestiti dai fornitori sulla base di idonei titoli giuridici, prevedendosi che con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sarebbero state stabilite le modalità applicative, in ordine alle condizioni generali per l'accesso al Fondo, alla natura dei crediti ed ai relativi importi ammissibili alla cessione, al compenso da riconoscere sulle somme erogate, alle modalità, ai tempi ed ai termini di erogazione alla Cassa depositi e prestiti di quanto alla stessa dovuto, ebbene quel decreto non è stato ancora emanato. Sono stati fatti vari esposti presso la Commissione Europea per il ritardo nei pagamenti, per cui pende una procedura relativa ai lunghi tempi di pagamento dello Stato Italiano, ma ciò non servirà certamente a far affluire nel breve periodo gli attesi fondi nelle casse delle imprese. Questi crediti non essendo prescritti sono richiedibili dalle imprese, con conseguente reinserimento in bilancio, ma la procedura relativa è stata anch'essa modificata con la previsione di un iter tortuoso, che appare palesemente dilatorio, mentre nel frattempo assistiamo ai licenziamenti di tanti dipendenti ed al fallimento delle aziende, con tutti le relative conseguenze sulla c.d. economia reale. Pare che sia stato presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma un esposto nei confronti dell'ex Ministro dell'Economia per il reato di truffa ai danni di tanti imprenditori,. Questo problema, nonostante abbia un evidente impatto sociale ed economico, non è stato adeguatamente trattato e sviscerato, tuttavia non è mai troppo tardi per discuterne e cercare di trovare delle soluzioni concrete ed efficienti.

DOTT. FRANCESCO ZAPPIA